Io non ho viaggiato tanto, però penso spesso.
Quando uscii dall’aeroporto di Philadelphia mi sembrava di essere in un altro mondo, e in
effetti lo ero. Tutto era fantastico come in un film, anch’io sono
cresciuto con i film americani, e mi piaceva come può essere piacevole
fingere di essere l’attore del tuo film preferito.

Vedendo oggi gli scavi di Pompei ho capito che ogni uomo dovrebbe
visitare quella città. E non perché ogni viaggio, ogni posto, ti lascia
un’emozione, aizzandovi con una becera retorica e facendo finta di non
sapere che le emozioni sono personali quindi indescrivibili e
incomprensibili per altri, recitando la parte della persona sensibile e
obbligandovi ad emozionarvi.
Pompei non è emozioni è storia, è conoscenza ma soprattutto è percezione di vita.
Se c’è una cosa che subito impari nella vita è che non puoi fermare il
tempo, che tutto scorre, tutto cambia, e sebbene in Italia abbiamo
palazzi, monumenti in cui il tempo si sembra fermato niente ci riesce
per davvero. Fatta eccezione per Pompei dove il tempo finisce. Tutto è
stato ibernato e ritornato alla luce, e non si tratta di un palazzo, di
una stanza, o di una lettera d’amore mai letta ma di un’intera città.

E così ti ritrovi a camminare in un luogo anacronistico, proprio tu,
così soggetto ai cambiamenti, obbligato alla contemporaneità ed al
presente, tu che sai di avere una mentre senza limiti imprigionata un
corpo sempre troppo terreno, tu che cerchi la felicità e il senso della
vita, capisci a Pompei che se vuoi puoi "fermare il tempo", quel temopo
che non ti allunga la vita ma che te la riempie.