mercoledì 1 aprile 2015

#kultura: Pietro Guccione i Movimenti del mare, 2004-05


Forse la profondità è dove finisce il colore. 
Piero Guccione, il Galileo contemporaneo che punta il cannocchiale verso l’orizzonte per un fatale aspetto della sua ossessione.
Ovvero voler catturare, sulla tela, la forma dell’infinito.
E lo fa rincorrendolo dove si mostra più palesemente, cioè sul mare.
Pennellata dopo pennellata fino al centro della tela dove si ferma solo dopo esserne riuscito a toccarne un frammento con il pennello, appena prima di sprofondare sul cielo.
L’ ossessione di Guccione diventa la nostra persuasione di osservatori. Attenti cerchiamo il senso, la profondità, sentiamo la grandezza, il vento, l’ossigeno, vorremmo allungarci quasi un braccio. Ma scoraggiati ritorniamo indietro, in effetti il quadro è poco definito, è scarno e diafano, eppure qualcosa di immenso c’è.
L’uomo come la tela, percepisce, lambisce l’infinito ma non lo sa raccontare ne mostrare.
Chissà qual è il punto preciso, di ognuno di noi, dove maggiormente ci si riesce a spingere, prima della risacca, prima del ritorno alla realtà del finito.

Giovanni Negri

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